Nell’ultimo decennio, la quota di over 65 attivi è sensibilmente aumentata, toccando le 705.000 unità: l’aspetto negativo è però costituito dal fatto che questo numero rappresenta solo il 5,1% della popolazione, a fronte di una media OCSE del 15% e delle punte coreane e giapponese, rispettivamente a circa il 35% e al 25%. Diversi paesi (Giappone, USA, Svezia) hanno già in essere tutta una serie di incentivi ed agevolazioni (es. un incremento annuale per ogni anno di ritardo dell’entrata in pensione) che favoriscono la permanenza lavorativa di questa fascia della popolazione. E l’Italia? È stato da poco creato in Parlamento un Intergruppo dedicato al tema …
L’OMS definisce “l’invecchiamento attivo” come la capacità di invecchiare restando in buona salute, godendo di una buona qualità della vita e sfruttando al meglio il proprio potenziale, fisico, sociale e mentale lungo tutto il corso della vita. In Italia la questione dell’invecchiamento attivo ha trovato spazio in Parlamento grazie alla recente costituzione di un Intergruppo appositamente dedicato, la cui costituzione è stata annunciata in Senato, dal senatore Ignazio Zullo (Fdl) e dal deputato Paolo Ciani (Pd-Idp), quest’ultimo già impegnato sul tema nel suo precedente incarico di Consigliere della Regione Lazio. Alla base, l’idea che la vecchiaia non vada vista come un momento di declino e isolamento, ma come una fase della vita in cui è possibile continuare a mantenere un ruolo attivo nella società.
Secondo stime recenti, nel 2050 nell’Unione Europea si registrerà una crescita del 70% del numero degli over 65 e del 170% degli over 80. In perfetta coerenza con questo scenario, il trend italiano vedrà, secondo proiezioni dell’Istat, nel 2051 un italiano su tre con più di 64 anni. Consapevole di questi dati, la Commissione Europea aveva proclamato il 2012 “Anno europeo dell’invecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazioni” proprio per stimolare l’adozione da parte degli stati membri di politiche volte a prevenire le malattie e garantire il benessere non solo fisico ma anche psicologico e sociale delle persone anziane. Durante la presentazione il Sen. Ignazio Zullo, 10ª Commissione Permanente “Affari Sociali, Sanità, Lavoro Pubblico e Privato, Previdenza Sociale” del Senato della Repubblica ha affermato “I Paesi che fanno parte dell’Unione europea dovrebbero creare le condizioni per un tangibile e sano invecchiamento attivo dei suoi abitanti Per questo motivo anche noi che rappresentiamo l’Italia dobbiamo impegnarci affinché vengano concretamente attuate politiche che vadano in questa direzione”.
Finanziare interventi originali e innovativi per promuovere il ruolo attivo delle persone anziane nella società, nonché definire modelli di servizi e azioni che favoriscano la creazione di reti di partenariato tra Enti del Terzo settore ed altri enti pubblici e privati, istituzioni scolastiche, università, sindacati, funzionali all’ arricchimento dell’offerta di volontari e all’ ampliamento della rete nei territori interessati, rappresenta un obiettivo al cui raggiungimento debbono contribuire Comuni, Regioni e Governo. “L’invecchiamento attivo – sostiene l’On. Paolo Ciani – implica l’idea che la vecchiaia non debba essere vista come un momento di declino e isolamento, ma come una fase della vita in cui è possibile continuare a mantenere un ruolo attivo nella società prevenendo situazioni di isolamento e marginalizzazione e garantire una buona qualità della vita. In questa prospettiva gli stessi fondamentali aspetti sanitari e assistenziali vanno considerati solo come una parte delle politiche verso la terza età, evitando quindi di essere l’unica dimensione in cui l’anziano viene considerato”.
Se l’invecchiamento attivo non si limita a tematiche come immunizzazione, alimentazione, attività fisica, diffusione di corretti stili di vita e di una corretta alimentazione e attività motoria e fisica, nonché di screening sanitari dedicati e corretto utilizzo dei farmaci, quali sono le aree in cui è possibile coinvolgere le persone anziane se si vuole garantire loro non solo il benessere fisico ma anche quello psichico e sociale? La promozione di un ruolo attivo delle persone anziane passa anche attraverso la trasmissione dei saperi alle nuove generazioni, la valorizzazione delle loro esperienze e abilità professionali per promuovere l’organizzazione di attività artistiche (laboratori di arti figurative, teatrali, musicali, coreutici, etc., la prevenzione del disagio giovanile e delle dipendenze, lo sviluppo di azioni nell’ambito della formazione permanente ai giovani volontari.
Il PNRR nell’ambito di quelle che vengono definite la missione 5 – Inclusione e Coesione e la missione 6 –Salute, mette a disposizione risorse economiche per finanziare progetti in cui anche gli anziani possono fornire il loro contributo attivo. Nonostante gli importanti sforzi compiuti negli ultimi anni, le politiche sociali e di sostegno alle famiglie devono essere ancora notevolmente rafforzate. La sfida a cui siamo chiamati è quella di promuovere un cambiamento culturale radicale per trasformare l’invecchiamento della popolazione in un’opportunità per tutti. Attraverso il riconoscimento del valore sociale degli anziani, si può raggiungere il duplice obiettivo di alleggerire i carichi di cura tradizionalmente gestiti nella sfera familiare dalle donne per stimolare una loro maggiore partecipazione al mercato del lavoro. A questo concorre in modo determinante la scelta nel Piano di destinare importanti risorse alle infrastrutture sociali funzionali alla realizzazione di politiche a sostegno delle famiglie, dei minori, delle persone con gravi disabilità e degli anziani non autosufficienti. Con il PNRR le politiche di inclusione, prioritariamente dedicate alle fasce della popolazione che vivono in condizioni di marginalità sociale, sono sostenute anche con interventi di potenziamento dell’edilizia pubblica residenziale, di housing temporaneo (come le strutture di accoglienza temporanea per gli individui senza fissa dimora o in difficoltà economica) e di housing sociale destinato ad offrire alloggi a canone ridotto, ad esempio, a studenti o famiglie mono reddito.
Pertanto Regioni e Comuni sono chiamati a presentare progetti da realizzarsi entro il 2026 volti a potenziare infrastrutture sociali, famiglie, comunità e Terzo settore e interventi speciali per la coesione territoriale. Questa missione ha un ruolo di grande rilievo nel perseguimento degli obiettivi, trasversali a tutto il PNRR, di sostegno all’empowerment femminile e al contrasto alle discriminazioni. La nascita dell’Intergruppo arriva in un momento cruciale per i temi legati all’invecchiamento attivo. Il Ddl delega in materia di politiche in favore delle persone anziane, infatti, all’articolo 3 impegna il governo, entro gennaio 2024, ad adottare uno o più decreti legislativi per promuovere la dignità e l’autonomia delle persone anziane, l’invecchiamento attivo e la prevenzione della fragilità in questa fascia di popolazione. La sfida a cui sono chiamati Istituzioni, imprese e associazioni è di non disperdere le grosse opportunità dei fondi del PNRR favorendo l’incontro del forte potenziale di know-how delle persone ormai in pensione con le esigenze di migliorare ed aumentare i servizi a supporto di chi ha un ruolo attivo nel mercato del lavoro.
In altre nazioni è significativa la presenza di Temporary Manager in aziende del Terzo settore e nella pubblica Amministrazione per progetti finalizzati a raggiungere finalità sociali. C’è da augurarsi che le scadenze del gennaio 2024 per i decreti attuativi e del 2026 per il PNRR possano essere fattori trainanti per convincere anche in Italia i vari stakeholders a valutare l’importanza di avvalersi del supporto di Temporary Manager per il conseguimento degli obiettivi nei tempi previsti.