Invalidità e pensioni: un connubio sempre più difficile

Negli ultimi anni le pensioni d’invalidità sono aumentate a livelli mai visti prima. La prima causa di questo preoccupante fenomeno è da rinvenire nell’aumento di patologie invalidanti fra le persone cui si unisce in modo allarmante un numero sempre maggiore di incidenti fra i lavoratori. In Italia la fonte normativa primaria è la legge N. 104 del 1992, che determina i requisiti per accedere alla pensione e le varie patologie invalidanti che ne fanno scattare, previo domanda alla commissione medica del luogo di residenza, il diritto alla pensione se si tratta di civili o all’assegno in caso in cui sono lavoratori. Il legislatore ha previsto diverse fasce per accedere alla pensione, e corrispondenti patologie che anno diritto al riconoscimento di una maggiore o minore invalidità. 

Per prima cosa, stabiliamo il concetto medico-legale d’invalidità, ovverosia che s’intende quando si parla di persona invalida. Per invalidità s’intende ” una condizione di menomazione o riduzione dell’integrità psico-fisica, con conseguente svantaggio sociale per la persona affetta da handicap o malattia grave”. In base al tipo d’invalidità e alla sua gravità, il legislatore ha previsto delle tabelle cui corrisponde una determinata malattia, premesso che soltanto dal 33% in poi si ha diritto ad alcune prestazioni sanitarie ed agevolazioni. 

Un’invalidità media corrisponde al 50% mentre si parla d’invalidità grave solo dal 67% a seguire. Il diritto al riconoscimento della pensione parte dal 74%, in poi per arrivare al grado d’ invalidità totale e conseguente inabilità lavorativa quando si arriva al 100%. In questo caso oltre alla predetta pensione scatta anche la corresponsione di una nuova pensione quella di inabilità. La questione controversa e complessa è il peso e l’incidenza che l’ammontare totale del costo della pensione d’invalidità ha sulle casse dello Stato, in modo particolare sul bilancio dell’Inps, ente nazionale di previdenza cui spetta l’obbligo e l’onere di erogare questo tipo di pensione. 

Da molti anni, l’Inps è in grande sofferenza a causa del grave ” deficit” delle casse, e secondo le ultime stime fatte dal nuovo presidente Gabriele Fava, l’istituto di previdenza già a medio termine non sarà più in grado di sostenere questo enorme onere, pertanto questa condizione tradotta in termini concreti significa una sola cosa, ovverosia che o il governo Meloni trova i soldi per sostenere il carico previdenziale, o c’è il serio rischio che nei prossimi anni la pensione in questione potrà subire dei tagli, essendo già oggi ancorata alla condizione di reddito del soggetto.

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